18 ottobre 2005

Tra fasti e urti li tengo appesi con erose nebulose, li porto con l'ansia di darli in pasto al vasto pentacolo scribacchiato d'addii, li nutro come nitore sfama nutrici, li sfilo appena svolti da carta sfiatata, li prego al saltuario santuario delle dissipazioni; se solo potessi mietere la loro sepoltura li annegherei con l'ombra dei loro mantelli: sfebbrati li farei incendiari, notturni li farei vampe, sventolanti li farei scorticati, nuvolosi li farei pegasi, privati li farei privati.